Perché (e cosa fare se) il neonato non vuole mangiare

Neonato non vuole mangiare

L’inappetenza nel neonato è spesso transitoria e, nella maggior parte dei casi, non deve destare preoccupazione. Ecco alcuni consigli per capire come superarla.

 

Capita di frequente che i neonati sembrino non aver fame o non voler mangiare; questo può essere causato da un disagio o un malessere passeggero o, semplicemente, dovuto al fatto che il bambino non ha appetito.

Cosa puoi fare in questi casi? A volte basta solo assecondare le necessità del bebè. Altre, invece, può trattarsi di una questione di salute, come il naso chiuso causato dal raffreddore, per cui può essere necessario rivolgersi al pediatra.

In questo articolo ti offriamo alcuni consigli per capire perché un neonato non mangia e come affrontare la situazione al meglio.

Il neonato non ha fame

Il fatto che un neonato non abbia fame non è un evento così raro. Proprio come gli adulti, anche i bambini possono avere meno appetito e non sentire la necessità di mangiare di più o più spesso.

È piuttosto naturale, pertanto, che il bambino non dimostri di essere affamato e non deve essere subito fonte di preoccupazione. A volte basta un leggero cambio di abitudini per modificare l’appetito di un bebè; altre volte, invece, ci possono essere ragioni specifiche a causare l’inappetenza del piccolo.

Quando il neonato non vuole mangiare?

Ci sono diversi motivi per cui un neonato può avere poco appetito. Molti di essi, sono legati a malesseri transitori che, talvolta, possono richiedere l’attenzione del pediatra, mentre altre volte si risolvono spontaneamente.

Tra le cause più comuni dell’inappetenza del neonato ci sono:

  • mal di gola
  • dentizione
  • variazione delle abitudini
  • vaccinazioni
  • naso chiuso
  • scorretto attacco al seno o al biberon
  • passaggio dal seno al biberon.

Mal di gola e infiammazioni del cavo orale

Il bambino può avere meno voglia di alimentarsi se prova dolore alla bocca durante la poppata o quando deglutisce, soprattutto se è affetto da afte o da un mal di gola.

Dentizione

Quando il bebè inizia ad essere un po’ più grandicello il fastidio provocato dalla dentizione può influire negativamente sul suo appetito. Si tratta, di solito, di un problema transitorio che si risolve spontaneamente nell’arco di 2-7 giorni al massimo.

Variazioni della routine quotidiana

Avere abitudini costanti è fonte di sicurezza per un neonato. Quando, per un motivo o per un altro, la routine quotidiana subisce delle modifiche, come ad esempio la fine del congedo parentale dei genitori, lo spostamento da un’abitazione a un’altra o iniziare a frequentare l’asilo nido, nella fase di m adattamento alle nuove abitudini può verificarsi un calo dell’appetito.

Vaccinazioni

Quando il neonato si sottopone a una vaccinazione, l’eventuale febbre transitoria e la maggiore irrequietezza possono accompagnarsi a un calo dell’appetito. Anche in questo caso, l’inappetenza dura per un giorno o due, poi il bambino torna ad alimentarsi come prima.

Naso chiuso

Se il bebè ha il naso chiuso, magari perché ha un po’ di raffreddore, può capitare che faccia più fatica ad attaccarsi al seno o a prendere il biberon. In questo caso può essere utile effettuare dei lavaggi nasali per aiutarlo a respirare meglio.

Scorretto attacco al seno o al biberon

Specie nelle prime settimane di vita, può capitare che un attacco al seno scorretto o un uso non ottimale del biberon rendano più difficile per il neonato alimentarsi. In questi casi, è sufficiente utilizzare le giuste posizioni per l’allattamento per migliorare la situazione.

Passaggio dall’allattamento al seno al biberon

Il passaggio dall’allattamento al seno al biberon può rappresentare una sfida per molti neonati, che potrebbero inizialmente rifiutare la nuova modalità di alimentazione. È fondamentale affrontare questa transizione con pazienza e gradualità. Assicurati di utilizzare una tettarella con un flusso adeguato all’età del bambino, preferibilmente a flusso lento, per imitare il ritmo naturale dell’allattamento al seno. Inoltre, prova a introdurre il biberon quando il bambino è rilassato e non eccessivamente affamato, per aumentare le possibilità che lo accetti. Se il neonato continua a rifiutare il biberon, potrebbe essere necessario sperimentare diverse forme e materiali di tettarelle per trovare quella che preferisce di più.

Neonato dorme con il biberon davanti

Il neonato mangia poco e si addormenta: è normale?

È piuttosto comune che i neonati, soprattutto nei primi giorni o settimane di vita, si addormentino durante la poppata dopo aver assunto solo una piccola quantità di latte. Questo può accadere perché il ritmo sonno-veglia non è ancora stabilito, oppure perché la suzione richiede uno sforzo notevole, specialmente nei neonati più piccoli o nei prematuri. Se il neonato è allattato al seno, è possibile che abbia imparato a ciucciare con più vigore e le poppate sono più sazianti rispetto ai primi giorni (per capire se è così, si può fare la doppia pesata: prima e dopo la poppata con l’utilizzo della bilancia).

Se il neonato tende ad addormentarsi troppo presto durante la poppata, può essere utile svegliarlo delicatamente con carezze, cambiando posizione o anche spogliandolo un po’, per aiutarlo a completare la poppata e assumere una quantità sufficiente di latte. Se invece il comportamento persiste e sembra influire sulla crescita o sul benessere del piccolo, è consigliabile parlarne con il pediatra per escludere eventuali difficoltà legate all’allattamento o alla salute del bambino.

In linea generale, i segnali da tenere sotto controllo per accertarsi che il bambino mangi a sufficienza e sia ben idratato sono:

  • il numero di pannolini bagnati durante il giorno: nei primi mesi sono all’incirca 8 e intorno ai 4-6 mesi almeno 4 o 5
  • il colore dell’urina: chiara e limpida (e pressoché inodore)
  • la consistenza delle feci: liquide e di colore tendente al giallo
  • l’aumento di peso: di circa 130-140 grammi a settimana.

Se il neonato bagna un numero sufficiente di pannolini e cresce in maniera costante, non c’è ragione per svegliarlo se salta una poppata. Anche il sonno, infatti, gioca un ruolo fondamentale per il benessere e lo sviluppo psicofisico del bebè.

Il neonato non vuole mangiare latte

Fino ai 12 mesi di vita del piccolo, il latte rappresenta un elemento fondamentale nell’alimentazione del neonato. Tuttavia, può accadere che alcuni bambini inizino a rifiutare il latte, specialmente durante il passaggio dall’allattamento al seno al latte artificiale. In queste situazioni, è importante determinare se il rifiuto sia rivolto al latte stesso o al biberon. Prova a offrire il latte al tuo bambino con una tazzina o un cucchiaino, in questo modo potrai capire se la causa del rifiuto è il biberon o il latte stesso. Se il bambino accetta il latte in questo modo, il problema potrebbe risiedere nel biberon, suggerendo di provare tettarelle diverse per forma, materiale o flusso. Se, invece, il bambino continua a rifiutare il latte, potrebbe trattarsi di una questione di gusto; in tal caso, sperimentare diverse formule potrebbe essere utile.

In alcuni casi, il rifiuto del latte può essere legato a un’intolleranza al lattosio, sebbene questa condizione sia rara nei neonati. I sintomi tipici includono dolori addominali simili a crampi, gonfiore, diarrea e, in casi estremi, perdita di peso. Se si sospetta un’intolleranza al lattosio, è fondamentale consultare il pediatra per una diagnosi accurata e per ricevere indicazioni su eventuali alternative al latte tradizionale.​

Il neonato non vuole mangiare la pappa

All’inizio dello svezzamento, può capitare che un neonato rifiuti la pappa che gli viene proposta.

Se hai deciso di iniziare lo svezzamento ma tuo figlio mostra di non essere pronto, la cosa migliore è aspettare e provare a riproporgli la prima pappa dopo qualche giorno.

Anche nel caso in cui lo svezzamento inizi bene ma poi subisca una battuta d’arresto, è importante assecondare le esigenze del bambino e continuare a proporgli la pappa, ma senza forzarlo.

Ogni neonato ha i propri tempi e modalità per nutrirsi, e piccole difficoltà nell’alimentazione sono spesso normali e molto spesso temporanee. Tuttavia, se il rifiuto del cibo persiste, se il bambino appare apatico, perde peso o non cresce come dovrebbe, è importante non esitare a contattare il pediatra. Solo uno specialista può valutare la situazione nel suo complesso, escludere eventuali problematiche mediche e offrire indicazioni personalizzate. Ricorda: affidati sempre a fonti attendibili e mantieni la calma, in modo da affrontare con serenità anche le fasi più delicate dello sviluppo del tuo bambino.

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